Vi ricordate di Parmalat? La società, simbolo dei fallimenti della crisi industriale italiana, è tornata alla ribalta della cronaca per… la pubblicazione di dati di periodo non particolarmente brillanti (anzi). In particolar modo, la società ha salutato Piazza Affari con il peggior risultato degli ultimi anni, visto e considerato che di addio – probabilmente – si tratta: quello passato dovrebbe infatti essere l’ultimo bilancio che Parmalat affronta come società quotata in Borsa, e che viene chiuso con una riga finale non particolarmente convincente: gli utili netti si sono infatti dimezzati (-45,6 per cento), scendendo a quota 79,4 milioni di euro.
Le colpe? Sicuramente le difficoltà economiche riscontrate in Venezuela, dove la super inflazione ha mandato in fumo milioni di euro nel cambio, e di svalutazioni. La conseguenza immediata dei minori profitti è che la cedola da corrispondere agli azionisti sarà ancora più magra: ai possessori di azioni Parmalat verranno infatti erogati 15 millesimi di euro, 2 in meno rispetto agli 0,017 euro dello scorso anno. Il dividendo sarà inoltre pagato il 24 maggio, quando probabilmente l’azienda non sarà più quotata.
Parmalat, che è al momento sotto Opa da parte del socio di maggioranza Lactalis, aveva già comunicato alla fine dello scorso mese di gennaio i dati sul fatturato che mostravano una leggera crescita (+1,1 per cento) a 6,49 miliardi di euro. Per quanto concerne le altre voci del bilancio, c’è qualche tiepido spiraglio di tenuta, visto e considerato che i margini hanno tenuto, con il margine operativo lordo che migliora del 3,2 per cento a 458,5 milioni di euro (+6,6 per cento a cambi e perimetro omogenei).
Tuttavia, a pesare è proprio il dato proveniente dal territorio latino americano, i cui ammortamenti e svalutazioni hanno generato un fardello da 58 milioni di euro che ha fatto cadere i profitti.